La fase teosofica
La formazione culturale e le prime vicende dell’indiano Krishnamurti Jiddu (1895-1986), sono legate alla Società Teosofica (dalla quale poi si staccherà). Fondata nel 1875 a New York dall’avventuriera russa madame Blavatsky e dal colonnello americano Olcott, la Società Teosofica è un movimemto sincretista che prende elementi dall’induismo (panteismo, dottrina del karma, reincarnazione), oltre che dall’esoterismo e occultismo (occidentale e orientale) e dallo spiritismo. In chiara contrapposizione al cristianesimo, la Teosofia ambisce a un percorso di auto-salvazione tramite una conoscenza superiore (gnosi) che sganci l’individuo dalla materia e gli permetta di riappropriarsi del divino che è in ciascun essere umano.Secondo la Teosofia, il cosmo è ordinato gerarchicamente, con al vertice il Logos Cosmico (Dio). Solo gli “illuminati” possono trovare la via della risalita dalla materia allo spirito. L’anima è un’entità universale, chiamata a rivestire sette corpi, via via più sottili, fino a divinizzarsi. Essa deve rivivere sulla terra in diverse reincarnazioni, finché non abbia raggiunto piena coscienza del Logos Cosmico che è anche il Sé superiore. Fondamentale è l’iniziazione alla meditazione, che ha come scopo di ricevere e poi incanalare verso la terra l’Energia (o Luce) proveniente dalle gerarchie Superiori. La Teosofia promette lo sviluppo di facoltà paranormali come la lettura del pensiero, la preveggenza, il controllo del corpo, la capacità di guarire le malattie.
Per acquisire le conoscenze superiori necessarie, è indispensabile l’opera dei Maestri Superiori: esseri tanto perfetti da aver completato il ciclo delle reincarnazioni, e che però hanno deciso di rimanere nel mondo per aiutare altri uomini sulla via della perfezione. Il più grande iniziato della storia sarebbe stato il Buddha; il suo successore, il Bodhisattva, si è già incarnato due volte con i nomi di Krishna e Gesù Cristo.
A un certo punto il teosofo Charles W. Leadbeater (successore, in coppia con Annie Besant, dei fondatori Olcott-Blavatsky), in base alle sue presunte doti di preveggenza, annuncia che la terza incarnazione è Krishnamurti. Ma la designazione di costui a messia non è accettata da tutti i teosofi. In ogni caso Krishnamurti in persona nel 1929 rinuncia pubblicamente a tale qualifica e scioglie l’Ordine della Stella d’Oriente che era stato fondato nel 1911 per preparare la sua rivelazione come Maestro Mondiale; e nel 1930 abbandona addirittura la Società Teosofica. Tutto questo causa nella Società non poche crisi e defezioni.
Il pensiero e l’opera di Krishnamurti
Dal 1929 Krishnamurti, pur movendosi sullo sfondo delle idee teosofiche, è un filosofo ed educatore indipendente. Egli insegna che la verità è senza strade… non può essere organizzata, e non è accessibile tramite religioni, sette e movimenti. Essa sfugge anche all’analisi intellettuale, e può essere trovata solo nell’osservazione di se stessi (talora nello specchio della relazione con gli altri).
Per sé nel sistema di Krishnamurti non ci sono tecniche, ma si insegna che «la negazione totale è l’essenza del positivo»: solo dalla negazione di tutto ciò che il pensiero e la psicologia hanno accumulato emerge l’amore, che è compassione e intelligenza. Se organizzare movimenti è inutile, non è invece vano educare; e Krishnamurti si dedica attivamente alla fondazione di scuole in India, in Inghilterra e negli Stati Uniti. Negli anni 1980 vi aggiunge un programma di educazione per gli adulti. Krishnamurti, morto nel 1986, è celebrato come un maestro spirituale, e gode di unanime rispetto; nella stessa Società Teosofica, nonostante la traumatica rottura del 1929, i suoi scritti sono letti e apprezzati. Krishnamurti si era preoccupato di creare tre fondazioni per preservare la sua eredità e i suoi scritti, disseminare il suo insegnamento e gestire le scuole da lui fondate: 1° il Krishnamurti Foundation Trust Ltd. in Inghilterra (1968); 2° la Krishnamurti Foundation of America (1969); 3° la Krishnamurti Foundation India (1971).
Oggi queste fondazioni sono al centro di una rete internazionale di centri studi fra cui uno in Italia. L’influenza di Krishnamurti (che, come abbiamo visto, ha sempre diffidato delle organizzazioni) si esercita attraverso i suoi scritti, molto al di là delle attività organizzate dalle fondazioni o centri che portano il suo nome. .
Mentalità scientifica e spirito religioso secondo Krishnamurti
La mentalità scientifica è positiva, tende alla ricerca ed alla scoperta. Di per sé lo spirito scientifico prescinde dalle idee dell’individuo, dalla sua nazionalità, dai suoi pregiudizi. Agli scienziati interessa esplorare la materia, cercare la struttura della terra, delle stelle, dei pianeti, come curare le malattie dell’uomo, come prolungare la vita, spiegare il passato e il futuro. Ma bisogna essere vigilanti, perché la mentalità scientifica e le relative scoperte sono strumentalizzate e sfruttate dagli Stati.
Lo spirito veramente religioso non appartiene ad alcun culto, gruppo, religione, o chiesa organizzata. La mente religiosa non è la mentalità hinduista, cristiana, buddhista o maomettana, come anche non si attacca a forme di credo o dogma. Questa mentalità, considerando le menzogne delle chiese, dei dogmi, dei credo e delle tradizioni, non è più nazionalista né condizionata dal proprio ambiente, perciò tutto può essere nuovo, giovane, fresco, innocente. Mentalità estremamente flessibile, libera, disancorata, può sperimentare ciò che è infinito.
Con la parola «religione» si intende non solo le chiese organizzate con tutta la loro sicurezza interna, ma anche tutte le altre forme di credo, dogmi e riti. La religione è una cosa seria: non dev’essere un hobby di qualcuno, o un’attività a cui ci si rivolge quando si è anziani o prossimi a morire. E non deve essere una realtà ininfluente, ma coinvolgere tutta la vita della persona, senza bigottismo. La religione non richiede fede o sapere, ma un’eccezionale intelligenza, e piena libertà. Dobbiamo trovare da noi stessi la realtà in piena libertà: trovare ciò che è al di là di ciò che la mente crea, senza sottoporsi ad alcuna autorità.
Purtroppo nel mondo d’oggi si parla di libertà, ma la società complessa ci rende schiavi delle cose. La libertà non è ribellione contro qualche cosa. Uno si deve sentire libero e basta, non libero contro qualcuno. Occorre essere liberi dall’autorità derivante dalla conoscenza, dalla memoria, dall’esperienza. Occorre continuare ad esplorare. Bisogna continuamente dubitare non solo delle sicurezze fornite dalle chiese, ma anche dei ritrovati stessi delle nostre esplorazioni e ricerche. Noi vorremmo qualcosa di stabile, e sicuro. Questo ci porta all’inerzia mentale. Viceversa, dobbiamo essere sempre in ricerca, sempre scettici, sapendo che l’oggetto della nostra ricerca non può assolutamente essere formulato.
La morale non deve essere quella socialmente accettata, ma frutto di vera virtù. Solo così ci sarà bellezza, libertà non solo dalla paura ma anche dall’autorità. È importante, soprattutto ora che il mondo è così in crisi, comprendere qual è la vera religiosità. Per cercar di capire che cos’è la vera religione si deve capire che cosa è la giustizia, la rettitudine, la integrità. Ma per lo più si discute di ciò che è marginale e non di ciò che è importante. Quando si è coinvolti in una organizzazione, politica o religiosa, si è preoccupati di più del che cosa credere che del come vivere, e ci si accontenta di ciò che la società accetta. Ora la società approva l’avidità, l’invidia, l’ambizione, il carrierismo, accetta e giustifica la possibilità di uccidere su larga scala.
L’uomo è veramente tale quando lo spirito religioso e quello scientifico camminano insieme: in tal caso si costruisce un mondo buono, non il mondo comunista o capitalista o cattolico. È estremamente difficile essere religiosi e avere una mente sgombra da paura e preoccupazione per la propria sicurezza. Non è possibile avere una mente religiosa senza conoscersi: corpo, mente, emozioni, funzionamento della mente e del pensiero. Occorre avere una mente chiara, imparziale; allora l’uomo conosce la compassione e ciò che è vivo.
Come realizzare questo? È indispensabile aiutare ad avere una mente scientifica, chiara, precisa e sottile, come anche a scoprire il profondo della propria mente, e andare al di là di parole come: hindù, islamico, cristiano. È possibile aiutare l’uomo in questo e così aiutarlo a trovare e sperimentare ciò che la mente non può misurare, ciò che nessun libro contiene e a cui nessun guru può guidare. Se ciò è possibile, certamente vale la pena fare ogni sforzo per realizzarlo.
Per una valutazione critica
È facile immaginare quanto l’insegnamento di Krishnamurti sia affascinante per l’uomo d’oggi, assetato di risposte alle domande ultime della vita, ma nello stesso tempo narcisista e geloso della propria libertà, e perciò chiuso a risposte già date o che abbiano parvenza di obbligatorietà. Sentirsi dire: ‘la risposta è in te’, anzi: ‘la risposta sei tu, senza dipendere da nessuno’, può sembrare semplice a chiaro come l’uovo di Colombo. Tale insegnamento si presenta come laico e libero da legami religiosi o politici, e anche questo attrae.
Si parte dall’assunto neo-gnostico secondo il quale tutto è solo questione di intelligenza e conoscenza: chi arriva a conoscere la Verità, sarà automaticamente in grado di realizzarsi, migliorare se stesso e con ciò contribuire a migliorare il mondo. Dove cercare la verità? Nell’IO! C’è dietro la convinzione che non c’è alcun bisogno di rivelazioni provenienti da un Essere superiore, o da una Chiesa, o da un guru: la verità è disponibile, è accessibile, può essere trovata dalla mente libera da condizionamenti e pregiudizi. È sufficiente educarsi tramite i percorsi proposti da Krishnamurti, il quale insegna a non cadere nelle trappole dell’illusione. L’uomo è visto come fondamentalmente innocente, con la possibilità di realizzarsi, perfezionarsi, e addirittura riappropriarsi della propria originale essenza divina grazie alla (auto)conoscenza, senza bisogno di un Salvatore che venga dal di fuori.
Che dire di tutto questo? A nostro modo di vedere, è una delle tante scorciatoie tipiche della religiosità fai-da-te del nostro tempo, che vorrebbe risolvere i problemi (quelli del bene e del male, della finitezza umana e della morte…) ignorandoli e dando risposte semplici, anzi semplicistiche, e in definitiva ingannevoli. Non c’è da meravigliarsi se vi incappano pure individui molto intelligenti e ricchi di idealità, anche se talora non sorretti da sufficiente base filosofico-culturale. In realtà a tali problemi da millenni stanno dando faticose risposte le grandi religioni, la grandi filosofie, i saggi dell’umanità. Ignorare tutto questo e pensare di aver trovato finalmente la chiave che risolve tutto, è una illusione. Possibili conseguenze: 1° partire con grandi idealità (pace mondiale, giustizia, solidarietà) e finire in forme di egoismo e chiusura sorprendenti; 2° accusare gli altri (a partire dalla propria famiglia) della non realizzazione degli ideali; 3° in qualche caso, forme di depressione; nei loro riguardi occorre tanta comprensione.
Dal punto di vista cristiano, c’è chi si meraviglia delle riserve della Chiesa nei riguardi di una dottrina che i seguaci vedono come non difforme dal cristianesimo. Ma in realtà la neo-gnosi nega:
1°: il Creatore (dicono: io sono ‘dio’: nessuno può impormi i comandamenti);
2°: la Rivelazione (dicono: la verità si riduce ad auto-conoscenza);
3°: il peccato originale (dicono: l’uomo è fondamentalmente buono);
3°: il peccato personale e la necessità di un Salvatore (dicono: basta eliminare l’ignoranza per diventare automaticamente buoni).
Ce n’è abbastanza per dire che è una dottrina lontana dal cristianesimo.