Osho (Rajneesh)

Cenni storici  
Rajneesh Chandra Mohan, che assumerà il nome di Bhagwan Shree Rajneesh, e alla fine della sua vita si farà chiamare Osho, nasce nel 1931 a Kuchwada in India, da famiglia giainista.
Docente di filosofia, nel 1966 abbandona l’insegnamento universitario per propagandare la «meditazione dinamica», una sua sintesi personale di elementi giainisti, induisti e occidentali. A tale scopo nel 1968 si trasferisce a Bombay. Qui nel 1970 viene scoperto dai primi occidentali pellegrini in oriente in ricerca spirituale. Nel 1974 fonda un ashram (monastero) a Poona, India.
Presto Rajneesh diventa una figura di spicco tra quei maestri spirituali che, sull’onda del Sessantotto, cavalcano il sogno di rigenerare l’umanità in maniera facile e spontanea, tramite la rivoluzione sessuale e in generale la liberazione degli istinti. Nel 1981 si trasferisce in USA, dove ha già migliaia di seguaci, e presto si stabilisce ad Antelope, nell’Oregon, dove fonda Rajneeshpuram (= Città di Rajneesh) che raggiunge solo qualche centinaio di abitanti Qui però suscita reazioni nella gente del luogo, a causa del comportamento libertino che si pratica nella comune. Suscita sconcerto anche lo smodato lusso del santone. In seguito a problemi col fisco americano, Osho torna in India, dove muore nel 1990.

Dottrina e pratiche
Il sannyasi, nella tradizione indiana, è l’asceta che rinuncia ai piaceri della vita. Al contrario il neo-sannyasi, come viene chiamato il seguace di Rajneesh, è chiamato a liberarsi dalle schiavitù e dai complessi attraverso la libertà sessuale e uno stile di vita incontrollato:

«Vivi con gioia infinita e con gioia infinita muori. A questo ti invito a gran voce, ma tu devi uscire alla luce del sole, farti coraggio e uscire dall’oscura caverna del tempo, delle vecchie abitudini, uscire dal tuo lungo, lungo, lungo sonno. E quando ti sei svegliato, la vita è una danza, un canto, una benedizione».

Gli istinti sono innocenti: basta lasciarsi andare. Il seguace di Rajneesh è chiamato a prendere coscienza che tutto è divino; a «risvegliarsi», e vivere in piena coscienza, trasformando l’attività in creatività. Tutto si compie e si realizza nel presente. La dimensione giocosa dell’esistenza è vista sotto il profilo della libertà di Dio e della non-finalità della natura: VIVI l’attimo in sé, QUI-E-ORA, e basta! Per superare il proprio ego, bisogna arrendersi al guru, e trascendere il sesso, vivendolo in maniera non repressa, ma come un amplesso col cosmo. Il ritorno all’innocenza originaria e il recupero del “paradiso perduto” sono a portata di mano.  I neo-sannyasi assumono un nome indiano, vivono nelle comunità o nelle comuni. Fanno meditazioni e pratiche in cui tra l’altro sfogano le proprie tensioni.
Dopo la morte del fondatore, si sono formati gruppi, abbastanza diversi tra di loro, che si ispirano a Osho, ma che applicano i suoi «insegnamenti» in maniera abbastanza differenziata e da esaminare caso per caso. Pertanto le note che seguono vanno lette come indicative, tenendo però presnte tale differenziazione.

Uno dei leader spirituali del movimento in Italia, Majid Valcarenghi, afferma che i tratti specifici del pensiero di Osho sembrano essere sostanzialmente tre:

a) Carattere spontaneista, anti-istituzionale, libertario del movimento, basato su una impostazione unicamente orale dell’insegnamento del fondatore.

b) Affermazione del pieno coinvolgimento del desiderio fisico e della libera sessualità nel cammino spirituale. Una caratteristica distintiva rispetto al catattere ascetico di altre esperienze di derivazione orientale in cui si persegue piuttosto una sublimazione della corporeità. Per Osho era essenziale “non opporsi al corpo”, ma “unificare sacro e profano”, così da “armonizzare tutti i livelli della vita”.

c) L’ impostazione dinamica data alla meditazione scaturisce dalla convinzione che l’uomo occidentale è inadatto alla pratica immobile e silenziosa in quanto troppo “identificato con la mente”, irrequieto e bloccato. Si passa perciò attraverso alcune fasi dove viene dato sfogo all’espressività corporea con urla, risate e salti per una sorta di “catarsi energetica” affinché “ciò che è stato represso sia espresso senza resistenze”.

Aspetti controversi
Ciò che apparentemente nelle comuni di Osho si vuole ottenere è l’abbattimento delle barriere emotive e dei blocchi psicologici. In realtà si tratta di maldestri esperimenti sugli stati mentali. Le numerose tecniche che Rajineesh ideò per la cosiddetta liberazione della persona, si sono rivelate in diversi casi la causa di perdita di personalità. Non son mancati casi di persone (professionisti, avvocati, architetti, insegnanti) viste vagare in evidente stato confusionale per le strade di Poona, e finire in psichiatria.
La libertà sfrenata praticata nelle comuni, ha suscitato perplessità nel pur tollerante mondo americano, e nonostante l’onda della «rivoluzione sessuale» predicata negli anni sessanta-settanta. A partire dal 1983, Rajneesh si rese conto del pericolo dell’AIDS e nelle sue comunità impose un codice di comportamento meno permissivo.
Se a questo aggiungiamo il culto della personalità di Rajneesh (arrendersi al guru, «fondersi nell’essenza del Maestro»), che per un certo periodo si manifestò attraverso la “mala”, una collana di 108 grani col ritratto del maestro, e uno sfrenato lusso personale (parecchie decine di Rolls-Royce), ci renderemo conto perché Rajneesh, che ha avuto un momento di furore sull’onda dei movimenti sessantotteschi e hyppies, ha poi subìto un certo declino. A ciò ha contribuito la fuga (nel 1985) della sua segretaria Sheela con la cassa della comunità, l’arresto di Rajneesh stesso per ragioni fiscali, e il suo successivo rimpatrio a Poona, dove muore nel 1990. In Italia la sua figura suscitò simpatie tra l’altro nelle file del Partito Radicale.

Punto di vista cristiano
Osho manifesta una nostalgia dell’innocenza originaria, ma non un’adeguata consapevolezza della difficoltà di ritrovare il “paradiso perduto”. Il dire che l’uomo è radicalmente innocente, e che basta lasciarsi andare per conseguire la felicità, è l’opposto si scontra (oltre che con l’esperienza) con la visione cristiana dell’uomo, il quale, secondo l’insegnamento biblico, è incapace con le sue sole forze di riacquistare l’innocenza, ma ha bisogno di perdono e di redenzione, oltre che di lotta contro l’egoismo e le passioni disordinate.
Rajneesh era ben consapevole di dire l’esatto contrario di ciò che è nell’insegnamento della Chiesa Cattolica, come risulta dai suoi feroci attacchi contro di essa: «In un famoso discorso del 16 marzo 1987 il guru, per esempio, aveva sostenuto che Giovanni Paolo I è stato ucciso perché si apprestava a dar via libera ai contraccettivi, che la banca del Vaticano “ricicla il denaro sporco dell’eroina” e che Giovanni Paolo II condanna la contraccezione mentre la Chiesa è proprietaria di una fabbrica che produce anticoncezionali. Affermazioni grottesche di questo genere, che si commentano da sé, non aumentano naturalmente il numero degli amici di Rajneesh, tanto più se si considera che il guru in Rolls-Royce si fa beffe della predilezione evangelica per i poveri e a un giornalista dell’inglese Guardian dichiara nel 1985: “Beati piuttosto i ricchi, perché hanno già ereditato il regno di Dio” »; e, in un’intervista televisiva, interrogato se si riteneva un messia, rispose: « Sì, ma io preferisco salire su una Roll-Royce che su una croce».

Sussidi
– Introvigne M.- Zoccatelli P.L.-Nelly Ippolito M.-Roldan V. (a cura di), Enciclopedia delle Religioni in Italia, LDC 2001, pp. 627-634.
– Terrin Aldo Natale, Le Nuove Religioni alla ricerca della Terra Promessa, Morcelliana Brescia 1987, pp. 69-98.
– Fincati Perla, I messaggeri del nulla (esperienze in una comune), ed. Baccini & Baldi, Firenze 1992.

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